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In studio perchè ho l'aria condizionata. Scusate, con questo caldo non ho resistito. Comunque si, in studio, mi piace gestire ogni aspetto della luce e delle cose che entrano in composizione. E riguardo all'incarnato mi vien da dire... ma fai il bilanciamento del bianco? La luce del flash è molto controllata anche da quel punto di vista. Comunque lavoro anche all'aperto non è che me lo vieto a priori. Se devo scegliere lo studio è il mio terreno.
Se decido di scattare all'alba o al tramonto è perchè mi piace la luce presente in quel momento e troverei innaturale che le colorazioni si riflettano su tutto ad eccezione dell'incarnato.
Rimane sempre possibile, comunque, scattare in esterna aiutandosi con uno o più flash, magari dotati di opportune gelatine, e lavorare sul bilanciamento del bianco correndo il rischio, almeno in parte, di perdere proprio l'ambientazione dovuta alle luci naturali del momento.
In definitiva si tratta sempre e comunque di conoscere le caratteristiche dell'illuminante e "piegarle" allo scopo desiderato; poi interni od esterni li scelgo solo in funzione della tipologia di ritratti che sto cercando
Ho letto i commenti di qualcuno che gli viene da ridere... è inoltre capace di controllare la luce con flash.. se ne è convinto lei...buona serata boss!
Interno o esterno… per me la preferenza va dove la situazione è preferibile per ciò che deve venire fuori del soggetto e del contesto. Non la vedo come una scelta da fare a priori a prescindere dal resto.
Per il resto io ho affinità con il pensiero espresso nei post di Edmondo Parisi. La relazione, un rapporto, li trovo elementi importanti. Ovviamente non ci sono regole o dogmi, si può assolutamente scegliere di fare un ritratto senza che neppure il soggetto sappia che glielo stai facendo. Ma per me il valore aggiunto del ritratto è proprio nel cogliere delle sensazioni e degli stimoli che mi possono arrivare dalla relazione, si tratta di mettere in campo la propria sensibilità, che nel caso si attui un rapporto può venire colpita da più elementi ed informazioni anche solo emotive. Dopodiché attraverso questa relazione, e la propria sensibilità, chi fa il ritratto elabora necessariamente una propria visione del soggetto e cerca di restituirla attraverso le immagini che realizza. Più rapporto c'è e più un ritratto può corrispondere al frutto di una relazione tra due parti. Meno rapporto c'è è più ha autonomia e indipendenza chi fa il ritratto, perché è appunto meno condizionato da ciò che il soggetto del ritratto può trasmettere. Il ritratto in questo secondo caso è maggiormente frutto di una visione autonoma che si è creato il ritrattista. Io preferisco che la mia visione non sia autonoma e indipendente ma colpita in qualche modo da elementi che mi possono giungere da una più o meno breve relazione.
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